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05 febbraio 2024

Lavoro, luci ed ombre del sistema toscano

Dati e numeri, nell’analisi di Alberto Susini, economista della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest.

di Alberto Susini, economista della Camera di Commercio della Toscana Nord-Ovest

I dati del Sistema Informativo Excelsior forniscono un quadro aggiornato rispetto alle tendenze del mercato del lavoro con indicazioni quantitative sui contratti offerti dalle imprese con dipendenti della durata di almeno un mese del comparto industriale e dei servizi, aspetti che altre rilevazioni non riescono a cogliere. La più evidente, soprattutto nell’ultimo anno, è la difficoltà degli imprenditori toscani di trovare personale adeguato alle proprie esigenze. E’ una situazione che viene da lontano. Al di là della dinamica annuale della domanda di lavoro, e considerato il picco negativo legato alla pandemia, le difficoltà delle imprese toscane con dipendenti nel trovare personale si sono progressivamente accentuate. Se nel 2017 le posizioni difficili da reperire erano 22 su 100 nel 2023 sono arrivate quasi una su due.

Per alcune professioni la criticità nel trovare personale sale al 50%

Per alcune professioni, nel medesimo periodo, le criticità salgono in modo vertiginoso superando addirittura la soglia psicologica del 50%. Si tratta dei dirigenti la cui difficoltà di reperimento passa dal 24% al 76% delle posizioni offerte, degli operai specializzati (carpentieri, muratori, fabbri, manutentori, meccanici, installatori di impianti, artigiani, ecc.) per questi la quota raddoppia passando dal 34 al 61%, delle professioni tecniche (programmatori, disegnatori, chef, coordinatori, capi-cantiere, ecc.) passata dal 34% al 58%, delle professioni intellettuali e scientifiche (ingegneri, architetti, avvocati, analisti, medici, professori, commercialisti, artisti, psicologi, scrittori, copywriter, ecc.) dal 39 al 55% ma anche dai conduttori impianti e macchine (operai semi-qualificati,  autisti, ecc.) per i quali la quota di assunzioni difficili passa dal 29 al 54%. Sotto il 50%, ma sempre su valori consistenti, l’importante ramo delle professioni commerciali e servizi (dal 14 al 43%).

Ma cosa è successo?

Con l’attenuarsi della pandemia e conseguentemente con la graduale ripartenza delle attività economico-sociali qualcosa è cambiato: la forza della domanda. Se nel triennio 2017-2019 le imprese toscane programmavano circa 290mila assunzioni all’anno, nel periodo post-pandemico questo numero è progressivamente aumentato fino ad arrivare, nel 2023, a sfiorare quota 370mila unità: circa 80mila in più. Non è però cambiata la quota di imprese che domanda manodopera. I dati ci dicono infatti che, eccettuato l’anno del Covid, mediamente 6 imprese toscane su 10 con dipendenti hanno attivato contratti di lavoro. Similmente, considerando le professioni richieste, non è cambiata la composizione della domanda che alle spalle delle professioni commerciali e dei servizi vede quelle a carattere prettamente industriale come gli Operai specializzati e i Conduttori di impianti.

Ma cosa è successo? La domanda di manodopera delle imprese si è scontrata frontalmente con un’offerta piuttosto rigida. Secondo i dati Istat, tra il 2017 ed il terzo trimestre 2023, gli occupati sono aumentati (da 1,58 milioni a 1,65 milioni), il numero dei disoccupati si è dimezzato (da 148mila a 76mila) e anche le forze di lavoro potenziali (coloro che potrebbero entrare sul mercato del lavoro) sono scese da 117mila a 84mila unità. Ma questo, evidentemente, non è servito a colmare il gap domanda-offerta di lavoro.

Cosa hanno fatto le imprese per contrastare questa situazione?

Se fino al 2022 queste chiedevano una quota sempre crescente di personale dotato di esperienza, nel 2023 questa tendenza ha registrato un’inversione di tendenza segnalando quindi come le imprese abbiano adottato criteri meno selettivi. Anche considerando i canali di ricerca di personale si evidenziano alcune novità.

Tra il 2017 ed il 2023 aumentano infatti gli avvisi e annunci su internet attraverso siti dedicati e social media, il ricorso a conoscenti, amici e parenti e anche la richiesta ai Centri per l’Impiego.

Lanciando uno sguardo in avanti due sono i trend che destano preoccupazione. Il primo è quello demografico: i dati Istat tratteggiano un quadro in cui la Toscana, non diversamente dal Paese, assiste all’invecchiamento della popolazione con l’età media dei residenti che passa dai 46,7 del 2017 ai 47,8 del 2023 e, in prospettiva, nonostante la crescita del numero di stranieri, ad una progressiva riduzione di popolazione in età lavorativa.

Il secondo è quello delle skills richieste. I dati Excelsior infatti confermano, anno dopo anno, l’importanza che le aziende assegnano alle competenze tecniche (digitali, linguistiche e green) ma soprattutto a quelle trasversali (capacità di lavorare in autonomia, avere un orientamento problem solving, ecc.) che, visti i risultati, fanno fatica a trovare sul mercato.

Cosa fare? Un primo aspetto degno di attenzione è il DDL con il quale è stata avviata la sperimentazione della filiera formativa tecnologico-professionale che riforma l’istruzione tecnico-professionale. Per affrontare la crescente richiesta di personale dotato delle competenze necessarie alle imprese per essere competitive, continua inoltre ad essere fondamentale di investire e sostenere economicamente programmi di formazione e sviluppo delle competenze chi già lavora o ha perso l’occupazione.

Per “attrarre” chi è ancora lontano dal mercato del lavoro è però necessario offrire pacchetti di benefit e promuovere politiche di flessibilità, come, ad esempio, il lavoro flessibile o il lavoro da remoto. Integrando questi approcci nelle strategie pubbliche e private, le imprese toscane possono non solo rispondere alle attuali sfide del mercato del lavoro, ma anche rimanere al passo per gli anni a venire.

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